Il Capodanno Egizio
Il capodanno egizio non si celebrava in inverno ma in seguito alla levata eliaca della stella Sirio, ossia, il primo giorno della sua visibilità ad occhio nudo in occasione del sorgere del Sole....
del 09/01/20 - di Maria Pace
Per gli antichi egizi l’anno era semplicemente il tempo necessario per il raccolto; l’inizio coincideva con la Piena del Nilo e cioè con l’arrivo a Memfi delle acque, intorno al 20 giugno. Una data, questa, suscettibile di anticipi o ritardi, che ha sempre messo in difficoltà gli storici nello stabilire una data precisa per fissare il Capodanno egizio.
Questo lasso di tempo, l’anno, era diviso in tre Stagioni, tutte legate all’attività agricola :
AKHET o stagione dell’Inondazione (corrispondente all’Estate)
PERET o stagione dell’Emersione (corrispondente all’Inverno)
SCHEMU o stagione del Raccolto (corrispondente alla Primavera)
Ogni Stagione comprendeva 4 mesi di 30 giorni per un totale di 360 giorni:
Akhet: con i mesi di Thot – Phaophi – Athyr – Khoiak (dal 29 agosto al 26 dicembre)
Peret: con i mesi di Tybi – Mekhir – Phamenot – Pharmonti (dal 27 dicembre al 25 aprile)
Shemu: con i mesi di Pakhon – Payni – Epiphi – Mesori ( dal 26 aprile al 28 agosto)
Fin dall’Antico Regno, era in vigore un calendario solare di 365 giorni, i trenta giorni dei 12 mesi a cui erano aggiunti 5 giorni epagomeni o supplementari alla fine dell’anno; il mese era diviso in tre decadi di 10 giorni l’una, ad ognuna delle quali corrispondeva una divinità.
Questi giorni, gli epagomeni, detti mykoydji-uabot erano aggiunti alla fine dei 360 giorni dell’anno civile affinché il Capodanno, wepet-renepet cadesse esattamente dopo un anno solare.
Il capodanno egizio, dunque, non si celebrava in inverno ma in seguito alla levata eliaca della stella Sirio, ossia, il primo giorno della sua visibilità ad occhio nudo in occasione del sorgere del Sole.