Aumento IVA, cosa succederà in caso di aumento al 26,5%
L'aumento IVA è davvero così probabile? E quali saranno i suoi effetti sui consumi domestici? Cerchiamo di saperne di più!
del 18/04/19 - di Germana Bonoli
Aumento IVA si o no? È questa la domanda che probabilmente ci terrà compagnia per un bel po’ di tempo, considerato che a fronte delle smentite del governo, che rassicura sul fatto che la clausola con l’incremento dell’aliquota sul valore aggiunto non subirà aumenti, sono sempre di più gli osservatori che ritengono che invece non ci sarà alcun tipo di scappatoia. Ma che cosa potrebbe accadere con il possibile aumento dell’IVA al 26,5%? Quali saranno i riflessi che potrebbero scaturire sui consumi e sull’economia nazionale?
Flat tax 2019
Aumento IVA, clausola di salvaguardia
Andiamo con ordine. L’aumento dell’IVA è una delle introduzioni delle clausole di salvaguardia inserite e confermate nella legge di Bilancio 2019, e utile per poter riuscire a tassellare il budget nazionale con una sorta di “scialuppa di salvataggio” nel caso in cui gli obiettivi condivisi in ambito comunitario non venissero realizzati.
Dunque, se non si troveranno dei fondi per disattivare la clausola di salvaguardia, il destino è tracciato: l’IVA aumenterà al 26,5%, rendendo un po’ più caro tutto ciò che compriamo tutti i giorni, online e offline.
Ma quanto è davvero probabile un aumento dell’IVA? Al di là di quanto sostiene il governo giallo-verde, le possibilità sono piuttosto elevate. Tuttavia, è improbabile che gli effetti sui consumi siano così catastrofici come alcuni ritengono. Per la stessa Istat, ad esempio, l’incremento dei prezzi dovrebbe avere un effetto depressivo sul volume dei consumi da parte dei contribuenti finali (che essendo le figure più a valle non possono scaricare l’imposta) di circa lo 0,2%. Certo, non si tratta di una buona notizia, considerato che l’Italia dovrebbe puntare proprio sul rinvigorimento dei consumi per cercare di rilanciare la propria crescita, ma è pur sempre un effetto piuttosto contenuto rispetto a quanto da alcune parti stimato.
Cosa cambierà in caso di aumento dell’IVA
Sempre ammesso che non si riescano a trovare delle fonti utili per poter disinnescare tale clausola di salvaguardia, quel che accadrà con l’aumento IVA è l’incremento di 3,2 punti per l’aliquota ordinaria, che passerà dunque dal 22% al 25,2%, e 3 punti per l’aliquota ridotta, che passerà dal 10% al 13%. L’aliquota ordinaria potrebbe poi salire ulteriormente, di 1,3 punti, al 26,5, ma partire dal gennaio 2021: gli incrementi di cui sopra scatterebbero invece a gennaio 2020.
Fin qui, il quadro di estrema sintesi. Pare peraltro che il governo stia cercando di comprendere in che modo ridurre gli effetti negativi di una crescita generalizzata delle aliquote, spostando magari alcune categorie di prodotti dall’applicazione dell’imposta “piena”, a quella ridotta. Questo potrebbe dunque creare un aumento selettivo dell’imposta sul valore aggiunto, rimodulando il paniere di beni assoggettati all’una o all’altra aliquota.
Difficile, comunque, prevedere che cosa potrebbe realmente accadere… almeno fino alla fine della tornata elettorale europea. In un clima di campagna elettorale, infatti, è logico che nessuno degli esponenti di governo voglia effettivamente ammettere tale pericolo. Ad essere un po’ più esplicito è stato però un “tecnico” come il ministro dell’economia Tria, che ha parlato di una “soluzione bilanciata” sulla questione Iva.
Una soluzione che potrebbe dunque essere proprio quella di contenere i pregiudizi sui consumi legati all’aumento dell’imposta, cercando di ricondurre alcune categorie di beni all’aliquota più bassa, e altri all’aliquota più alta. Ricordiamo però per il momento che l’aliquota minima viene generalmente applicata ai soli beni di prima necessità, come gli alimentari, e che per sua natura tecnica risulta dunque difficilmente variabile. Insomma, includere nuove categorie di beni all’interno di questo sistema di aliquote ordinarie / ridotte potrebbe non essere facile, rendendo ancora più arduo il tentativo di gestire in modo congruo il quadro evolutivo di un rincaro che avrebbe conseguenze negative sull’economia di un Paese già a crescita zero.