Barometro crif della domanda di prestiti da parte delle imprese
Ancora debole la domanda di finanziamenti da parte delle imprese (-1,4% nel primo semestre 2013) ma sostanzialmente in linea con il corrispondente periodo dei 4 anni precedenti.
Malgrado la perdurante crisi economica le imprese non hanno smesso di richiedere credito.
In crescita l’importo medio richiesto sia dalle imprese individuali sia dalle società.
Le evidenze dell’analisi del patrimonio informativo di EURISC – Il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF
del 17/07/13 - di Martina Corsini
Bologna, 16 luglio 2013 – Nel mese di giugno appena concluso la domanda di credito da parte delle imprese italiane ha fatto nuovamente registrare un segno negativo, -3,0% rispetto al corrispondente periodo 2012 (a parità di giorni lavorativi).
Questo dato, il quarto rilevamento mensile negativo dopo un primo bimestre dell’anno iniziato invece su valori positivi, fa sì che complessivamente il numero di richieste di finanziamenti delle imprese nel primo semestre dell’anno abbia fatto segnare una flessione pari al -1,4% rispetto al pari periodo del 2012.
Queste evidenze emergono dal Barometro CRIF sulla domanda di credito elaborata sulla base del patrimonio informativo di EURISC - il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi alle istruttorie registrate su oltre 8 milioni di posizioni creditizie attribuite a utenti business e fornisce un indicatore fondamentale per tastare il polso, in modo sistematico e tempestivo, alle imprese.
La tabella seguente evidenzia l’analisi del Barometro CRIF sull’andamento aggregato a livello di primo semestre dell’anno a confronto con le rilevazioni degli anni precedenti, quando già la crisi economica aveva cominciato a far sentire i suoi drammatici effetti.
“Indubbiamente la dinamica registrata nel corso del semestre appena concluso risente della fragilità del quadro congiunturale complessivo, con la debolezza della domanda interna e le incerte prospettive di ripresa dell’economia nazionale, continuamente posticipate – illustra Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF -. Se il numero delle richieste inoltrate agli istituti di credito nella prima parte dell’anno risulta lievemente inferiore a quello rilevato nei primi 6 mesi del 2012 e del 2011, appare invece leggermente superiore a quello rilevato nel corrispondente periodo dei 2 anni precedenti. Nel complesso le imprese italiane sembrano aver mantenuto un atteggiamento tutto sommato abbastanza lineare in questi ultimi 5 anni caratterizzati dalla crisi economica e non hanno di fatto smesso di chiedere supporto agli Istituti bancari. Semmai è da sottolineare come plausibilmente il credito possa essere stato finalizzato più al sostegno dell’attività corrente che a progetti di investimento e sviluppo”.
Entrando maggiormente nel dettaglio, il grafico seguente mostra l’andamento del numero di richieste di finanziamenti distinguendo tra Imprese Individuali e Società, che mostrano un andamento non del tutto speculare.
Nello specifico, il numero di richieste da parte delle imprese individuali nei primi 6 mesi dell’anno in corso ha fatto segnare una flessione più accentuata, pari a -4,2% rispetto al corrispondete semestre 2012, mentre le domande delle società di capitali hanno fatto segnare un più contenuto -0,7%.
all’analisi di CRIF emerge anche un ulteriore incremento dell’importo medio dei finanziamenti richiesti da parte delle imprese, nel loro aggregato di imprese individuali e società, che nel primo semestre del 2013 si è attestato a 64.577 Euro contro i 55.914 del 2012, i 58.342 del 2011, i 54.983 del 2010 e i 60.795 del 2009.
Per quanto riguarda le imprese individuali, l’importo medio dei finanziamenti richiesti è risultato pari a 32.503 Euro (era di 31.692 nel primo semestre 2012), mentre per le società si è attestato a 86.627 Euro (contro i 73.424 nel primo semestre 2012, con un incremento del 18%).
Per quanto riguarda invece la distribuzione per classi di importo, il Barometro CRIF evidenzia che nei primi 6 mesi del 2013 quasi un terzo delle richieste complessive (il 32,2% del totale per la precisione) si è concentrato nella fascia inferiore ai 5.000 Euro (in crescita di 0,3 punti percentuali rispetto al 2012), indubbiamente condizionato dal maggior peso numerico delle micro e piccole imprese, mentre è la classe sopra i 50.000 euro a registrare l’incremento maggiore rispetto allo stesso periodo del 2012 (+1,6 punti percentuali).
Passando infine ad analizzare l’andamento delle richieste di credito a livello territoriale, come riportato nella tabella seguente, si evidenzia la performance positiva in doppia cifra dell’Umbria (+21,6%) a fonte di quelle particolarmente negative della Sicilia (-12,8%) e dell’Abruzzo (-11,3%).
Tra le regioni che contano un più alto numero di imprese attive sul territorio, solo il Piemonte si caratterizza per un segno positivo (+1,3%) mentre la domanda in Veneto e in Toscana risulta sostanzialmente stabile rispetto al I semestre 2012 (rispettivamente -0,2% e +0,2%), seppur con una performance migliore rispetto alla media nazionale (-1,4%). Sul fronte opposto, invece, nel Lazio la flessione delle richieste è stata pari a -3,5% mentre in Lombardia e in Emilia si è mantenuta su livelli più contenuti (rispettivamente -1,1% e -0,8%).
“Il perdurare della crisi economica sta contribuendo ad accelerare il processo di riposizionamento delle imprese italiane seppur con modalità differenti. D’altro canto, le differenze di performance che si registrano tra le diverse regioni lascia ipotizzare che l’accentuazione delle difficoltà si possa concentrare soprattutto nelle aree caratterizzate dalla maggior presenza di quei settori che più di altri stanno soffrendo la crisi o che risultano meno attrezzati per sostenere la competizione internazionale – conclude Capecchi –. Per altro, in questa fase la domanda di credito da parte delle imprese rimane condizionata dalle politiche di erogazione adottate dagli istituti bancari, ancora orientate ad una sostanziale prudenza dovendo fare i conti con livelli di rischiosità in costante aumento. Da questo deriva la necessità da parte degli istituti di selezionare gli impieghi anche in funzione del merito creditizio, che sembra penalizzare in particolare le imprese di dimensione inferiore, spesso più fragili e sottocapitalizzate”.