Carlos Santana: l'artista, la sua chitarra, il mito
Quando un personaggio si fissa nell’immaginario per il suo carisma, diventa difficile credere che sia reale fino a quando non si ha modo di incontrarlo.
A quel punto, anche se perde quell’aura di irraggiungibilità di cui lo avevamo circondato inconsciamente, il suddetto personaggio rimane sempre nel “mito”.
Ciò comunque non toglie lo stupore, l’incredulità dell’evento, sia come fatto collettivo che personale.
Non incontreremo mai più i Beatles, i Pink Floyd, i Doors, i King Crimson e sarà difficile incontrare Bob Dylan, i Rolling Stones e chissà ancora quanti altri. Di questa categoria ha fatto parte per chi scrive Carlos Santana, ma solo fino a ieri quando il mito si è materializzato sul palco nell’Arena della Vittoria, per la prima volta a Bari.
del 25/07/11 - di Egidio Magnani
Carlos Augusto Alves Santana ha compiuto proprio il 20 luglio 64 anni. Nella musica rock attualmente è il miglior chitarrista in attività, anche se nella classifica stilata dalla rivista “Rolling Stone”, 15° posto. Ma, si sa, sono giudizi sempre opinabili. Il chitarrista messicano ha venduto qualcosa come 80 milioni di dischi e ha vinto ben 10 Grammy Awards in 40 anni di carriera. E pensare che ha imparato a suonare da solo ascoltando il blues di T. Bone Walker, John Lee Hooker e B.B. King.
Il tour prevede solo tre date in Italia: il 12 luglio a Perugia per Umbria Jazz; ieri a Bari e questa sera sarà a Taormina, nell’anfiteatro sul mare. Tre serate indimenticabili che lasceranno a lungo il loro segno nella memoria.
L’Arena della Vittoria è al completo, l’attesa cresce fino a diventare tensione in un pubblico quanto mai eterogeneo per età. A destra c’è un giovane di 25 anni venuto appositamente da Lecce; a sinistra un 50enne con signora e casco da motociclista.
Alle 21,30 la tensione sfocia nell’ovazione liberatoria: Carlos è sul palco, di bianco vestito con un gilet decorato di arabeschi dorati; da sotto il cappello (bianco anch’esso) fuoriescono i capelli lunghi in riccioli ribelli.
“Back in Black” è il biglietto da visita, un pezzo tipicamente rock degli AC/DC, presente nell’ultimo disco di Santana, “Guitar Even”, in cui vengono rivisitate 14 composizioni del mondo del rock. La band è formata da due vocalist, basso, tastiere, tromba e trombone, batteria, chitarra accompagnamento e percussioni. Proprio la sezione delle percussioni è a dir poco impressionante con un gruppo di 5 congas da un lato e una nutrita batteria dall’altro: i percussionisti all’occorrenza diventano tre. Su tutto regna la chitarra solista di Carlos, di un rosso fiammeggiante come la Gibson, “diavoletto”, usata a Woodstock nel ’69.
E arriva, preceduta da un lungo splendido preambolo, “Black Magic Woman”, storia rievocata a distanza di 40 anni dal mitico “Abraxas”. E’ la prima scarica di adrenalina. La seconda colpisce con “Oyo Como Va” e le gambe, i piedi non stanno più fermi. Tutta la sapiente miscela di salsa, rock, blues che da anni ci ha conquistato e che è la sua filosofia musicale è lì, sulla scena, nelle orecchie, nei brividi lungo la schiena, nell’emozione che sale lentamente fino agli occhi.
La rilassata “Maria Maria” è il preludio per una scorribanda nei ritmi sudamericani con i percussionisti che fanno scintille e preparano il tappeto sul quale si libra leggera la chitarra. Quando Carlos alza la testa verso l’alto in una sua posa classica è solo un modo per concentrarsi, per liberare il suono della mente.
E’ il momento di Cindy Blackman, ex batterista di Lenny Kravitz e moglie di Santana: la signora (di nero vestita, lei) prende posto alla batteria e si ricomincia a ballare con “Corazòn Espinado”, splendida, irresistibile. Poi Cindy sorprende tutti con un lungo assolo di batteria: eccezionale, uno dei migliori mai sentiti. Alla fine ci sono fiori per lei; per Carlos c’è una grande torta a forma di chitarra con 64 candeline.
Sì, è proprio festa e, per ringraziare e festeggiare al meglio Santana ci regala “Europa”, lenta, assorta, sofferta con la immancabile coda gioiosa. E il pubblico tace, perché queste note meritano il rispetto del silenzio per essere ascoltate.
Si passa a temi pacifisti: ascoltiamo “A Love Supreme”; Carlos in un linguaggio misto di messicano e inglese dice che la pace potrà arrivare se veramente la vogliamo noi tutti. Poi attacca “Sunshine of Your Love” dei Cream seguita a ruota da “Smooth”. Ogni tanto regala un plettro a qualcuno del pubblico: ognuno di quei plettri diventerà un prezioso cimelio. Il finale è tutto in chiave di ritmi latini. Alle percussioni si rivede Mike Carabello, uno dei primi percussionisti.
Il bis non si fa attendere. E Carlos ci riporta ai tempi di “Jingo” e “Soul Sacrifice” (1969). Passa quindi in rassegna tutti i musicisti della band, salutati dalle ovazioni del pubblico.
Il concerto finisce qui senza avere suonato “Samba Pa Ti”.
No! Non è possibile! Manca la ciliegina sulla torta!
Non sembra vero! Ma è così. Anche la (mezza) luna, rassegnata, sorride a metà!
Carlos Santana in 'Europa' lo trovate su:
http://www.youtube.com/watch?v=nDHGFuzeai4
Gianfranco Morisco