Coriandoli e carnevale
Da spezie a pezzetti di carta.
del 19/01/08 - di Alex Revelli Sorini
Il coriandolo è originario dell’Europa meridionale e del Medio Oriente. Si colloca tra le spezie più antiche conosciute al mondo.
Il suo utilizzo come pianta aromatica e medicinale era apprezzato nell'antichità, tanto da rappresentare un'offerta votiva raffigurata anche nelle tombe egiziane.
Il coriandolo appartiene alla stessa famiglia del cumino, dell'aneto, del finocchio e del prezzemolo.
Il nome "Coriandrum" parola latina citata nelle opere di Plinio, ha le sue radici nel termine greco "corys" (cimice) seguita dal suffisso ander (somigliante), in riferimento alla supposta somiglianza dell'odore emanato dalle foglie se sfregate.
I Romani usavano moltissimo questa spezia dal lieve sapore di limone, e Apicio ne proponeva un ricetta, il "coriandratum", come condimento di varie pietanze.
Plinio ne evidenziava le particolari virtù terapeutica, consistenti nel lenire il mal di testa e prevenire la febbre, ottenute mettendo alcuni semi di coriandolo sotto al cuscino prima del levar del sole.
Questa pianta erbacea annuale vegeta bene nella nostra penisola, adattandosi a qualsiasi tipo di terreno purché ben esposto e soleggiato.
I piccoli frutti, impropriamente chiamati semi, molto aromatici, hanno proprietà antisettiche, aperitive, digestive, risultando inoltre efficaci per contrastare inappetenza e gonfiore intestinale.
Già utilizzato anticamente dai monaci in liquoreria, il coriandolo ha numerosissimi impieghi culinari. Entra nella preparazione di alcuni salumi, insaporisce verdure carne e pesce. I suoi semi macinati costituiscono uno degli ingredienti principali del curry.
In Oriente le foglie sono utilizzate al posto del prezzemolo.
E’ dai frutti del coriandolo, trasformati in confettini rivestiti di zucchero, che prendono nome i coriandoli di carnevale , diventati solo in un secondo tempo pallottoline di gesso o dischetti multicolori di carta.