Fedeltà all’azienda e al proprio posto di lavoro

La fedeltà degli italiani all’azienda in cui sono occupati emerge dai dati relativi all’anzianità lavorativa accumulata nell’attuale posto di lavoro: più della metà dei manager italiani intervistati lavora nella stessa azienda da oltre 10 anni, il 27% da 5 a 10 anni e il 15% da 3 a 5 anni. Questi sono i dati emersi dalla Financial Direction Survey 2009, studio realizzato a livello internazionale da Robert Half, società di recruitment specializzato, su un panel di circa 1.500 professionisti delle aree finance e risorse umane di 9 Paesi, tra cui l’Italia.
del 16/02/10 -

La fedeltà degli italiani all’azienda in cui sono occupati emerge dai dati relativi all’anzianità lavorativa accumulata nell’attuale posto di lavoro: più della metà dei manager italiani intervistati lavora nella stessa azienda da oltre 10 anni, il 27% da 5 a 10 anni e il 15% da 3 a 5 anni. Questi sono i dati emersi dalla Financial Direction Survey 2009, studio realizzato a livello internazionale da Robert Half, società di recruitment specializzato, su un panel di circa 1.500 professionisti delle aree finance e risorse umane di 9 Paesi, tra cui l’Italia.

La lealtà all’azienda e al proprio posto di lavoro trova poi conferma nelle risposte degli intervistati alla domanda “Oggi, prenderebbe in considerazione di cambiare lavoro?” Il 75% degli interpellati in Italia risponde di non valutare l’ipotesi di un nuovo impiego. Una tendenza, questa, diffusa anche negli altri paesi coinvolti nello studio e dove la media si attesta al 79%.

Tra i non fedeli, ossia la minoranza (il 25%) che ha dichiarato di prendere in considerazione un nuovo lavoro, il 29% ritiene che un aumento retributivo sarebbe la principale leva al cambiamento, il 21% cerca invece una diversa o nuova cultura aziendale e il 18% ambisce a lavorare in un’azienda finanziariamente stabile.

Il trend di fedeltà aziendale si può spiegare, in parte, dal grado di soddisfazione che si trae dal proprio lavoro. Il 44% degli intervistati si ritiene, infatti, soddisfatto dell’attuale condizione professionale, il 37% mantiene una posizione neutrale, ossia non ritiene di essere né soddisfatto né insoddisfatto e solo il 19% dichiara una ferma insoddisfazione.

In che modo le aziende italiane possono accrescere il grado di soddisfazione dei propri dipendenti? Il 32% degli interpellati ritiene che un maggior coinvolgimento nelle decisioni strategiche aumenterebbe il loro grado di soddisfazione e, solo al secondo posto, il 29%, contro la media internazionale del 42%, considera un incremento della retribuzione l’aspetto più importante per una maggiore soddisfazione professionale.

“Come evidenziano i risultati dello studio, la soddisfazione del proprio lavoro si poggia, da un lato, sull’esigenza di una diretta partecipazione alla creazione di valore dell’azienda, quindi nella condivisione dei valori, dei principi e degli obiettivi dell’organizzazione in cui si opera e, dall’altro, da incentivi economici e retributivi che influiscono direttamente sulla busta paga” ha commentato Vittorio Villa, Managing Director di Robert Half. “Colpisce anche nei dati 2009, una consolidata “lealtà” dei manager nei confronti dei propri datori di lavoro. Indubbiamente una chiave di lettura si trova nella turbolenza del contesto economico che ha caratterizzato lo scorso anno e nella conseguente cautela da parte dei manager nel prendere decisioni in merito a cambiamenti professionali.”

(*) Paesi di provenienza del campione: Austria, Belgio, Dubai, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Svizzera e Olanda.




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