L’iperventilazione nel disturbo da attacchi di panico e nell’agorafobia
Il ruolo dell'iperventilazione nell'amplificazione e nel mantenimento della sintomatologia fobico/ansiosa del paziente con attacchi di panico ed agorafobia.
del 19/05/08 - di Dr. Giuseppe Ruffolo
L’iperventilazione, che consiste nel respirare con una frequenza e/o una profondità eccessive rispetto a quelle che sono le reali esigenze del nostro organismo in un determinato momento, svolge un ruolo importante nell’esacerbazione delle risposte fobiche e di fuga che caratterizzano il disturbo da panico/agorafobia.
Ogniqualvolta noi inspiriamo facciamo entrare ossigeno nei polmoni; l’ossigeno può così legarsi all’emoglobina contenuta nei globuli rossi ed in tal modo esso sarà in grado di raggiungere tutti i tessuti del nostro corpo dove verrà rilasciato alle cellule che lo impiegheranno per produrre l’energia necessaria per il loro funzionamento. La risultante del processo di produzione energetica che vede l’ossigeno come combustibile è l’anidride carbonica, una sorta di “gas di scarico” che passa successivamente dalle cellule che la producono al sangue che la trasporta fino ai polmoni; qui essa verrà eliminata all’esterno mediante l’espirazione.
Ma cos’è che fa staccare l’ossigeno dall’emoglobina in modo che esso possa essere “ceduto” alle cellule? E’ l’anidride carbonica che consente questo processo di cessione ed è per tale motivo che è importante che nel sangue non manchi l’anidride carbonica; infatti, se ciò accadesse, il processo di ossigenazione dei tessuti verrebbe compromesso in maniera significativa.
L’iperventilazione comporta una maggiore ossigenazione del sangue, ma anche un maggior allontanamento dell’anidride carbonica attraverso l’espirazione; la conseguenza di questo processo sarà la più difficoltosa cessione dell’ossigeno (da parte dell’emoglobina) ai tessuti periferici. Un’altra importante conseguenza della riduzione della concentrazione dell’anidride carbonica nel sangue (ipocapnia) sarà un restringimento (vasocostrizione) delle arteriole, in particolare di quelle cerebrali; anche questo fenomeno contribuirà in maniera significativa al peggioramento dell’ossigenzione dei tessuti.
Da un punto di vista clinico l’iperventilazione causa la comparsa di una serie di manifestazioni quali “fame” d’aria, palpitazioni, senso di stordimento, sensazioni d’irrealtà, senso di confusione, sudorazione, stanchezza, vertigini, formicolii etc. Tali sintomi sono praticamente sovrapponibili a quelli degli attacchi di panico e la conseguenza sarà che l’iperventilazione finirà con il peggiorare la sintomatologia “panico” del paziente. Egli, infatti, divenendo sempre più ansioso, iperventilerà sempre più sviluppandosi così un circolo vizioso che amplificherà in maniera sempre più significativa la sintomatologia ansiosa e fobica.
Dunque, quanto appena descritto rappresenta il razionale per il quale, il riconoscimento dell’iperventilazione ed il suo controllo mediante tecniche specifiche consente, in ultima analisi, un miglior controllo della sintomatologia fobico/ansiosa.